Le api in inverno: cosa fanno e come sopravvivono

Tempo fa ero al telefono con la mia amica Patrizia che, tra una cosa e l’altra, mi ha chiesto: “Cosa fanno d’inverno le tue api? Dormono?” Così, mi è venuto in mente di raccontare cosa fanno le api quando fuori fa freddo in questo articolo dedicato a chi, come Patrizia, non lo sa.

Per gli apicoltori, l’inverno rappresenta un periodo relativamente sereno, in netto contrasto con l’intenso lavoro richiesto durante i mesi primaverili ed estivi.

Ci si dedica fondamentalmente alla burocrazia, al riordino degli attrezzi e del magazzino, e agli ultimi trattamenti per contrastare la varroa – un parassita insidioso che si insinua tra le api, compromettendone la salute fino a portarle alla morte.

E le api? Che cosa fanno quando arriva la brutta stagione?

Il blocco di covata

Da ottobre in poi, man mano che l’inverno si avvicina e le temperature scendono, l’ape regina comincia a diminuire la deposizione delle uova, fino ad arrivare a smettere di deporre per un periodo che può essere più o meno lungo.

Questa diminuzione, che si chiama blocco naturale di covata, è un sofisticato adattamento evolutivo che consente all’alveare di conservare preziose risorse durante i mesi più freddi. Il periodo e la durata del blocco di covata dipendono molto dalle diverse zone e dalle temperature che ci sono. Solitamente, nel nord Italia, avviene nei mesi di novembre-dicembre*.

Anche durante questo periodo di ridotta deposizione, l’ape regina rimane sotto la costante cura e attenzione delle api operaie. Operaie che, nel frattempo, continuano ad assolvere i loro compiti quotidiani tra cui tenere pulito l’interno dell’arnia e organizzare le scorte, mentre le bottinatrici (le operaie addette alla raccolta del cibo) fanno gli ultimi voli alla ricerca di qualche fiorellino.

La corsa alla raccolta delle ultime scorte

Nella stagione autunnale e invernale i fiori sono pochi, ma qualcosa ancora c’è!

Ad esempio, in autunno, una dalle fonti più importanti di cibo per le api è l’edera. Questa pianta, spesso odiata e – ingiustamente – accusata di essere dannosa e invasiva, ogni anno viene letteralmente assalita dalle api e da tantissimi altri utili insetti impollinatori.

Anche i fiori del nespolo del Giappone sono una fonte tardiva importante di nettare e polline. In giardino ho un grande nespolo che fiorisce a fine dicembre e, tempo permettendo, è meraviglioso vederlo invaso da tante piccole creature che fanno incetta felici di aver trovato tanto cibo in un periodo in cui i fiori scarseggiano.

Il glomere

Quando arriva il freddo vero, con temperature che scendono anche sottozero, le api all’interno dell’arnia si dispongono in un glomere (una sorta di grappolo) con la regina al centro.

All’interno di questo agglomerato di api la temperatura si mantiene stabile, mediamente intorno ai 25 gradi, indipendentemente dalle condizioni climatiche che ci sono all’esterno. Persino se le temperature scendono sotto i -10°!

Per sopravvivere, le api si danno il cambio tra la parte interna calda di questo grappolo e la parte esterna fredda. Quelle posizionate nella parte periferica, infatti, dopo un po’ sono intorpidite dal freddo e hanno bisogno di scaldarsi, quindi devono rientrare al centro. Quelle che erano dentro al calduccio, invece, prendono il loro posto sulla parte esterna.

Questo riscaldarsi reciproco è un perfetto esempio di come le api siano in grado di lavorare tutte insieme per il bene della famiglia. Alcuni studi hanno dimostrato che, per coordinare questi movimenti del glomere, le api si scambiano segnali chimici e fisici.

L’alimentazione e i voli di “purificazione”

Prima di posizionarsi sull’area esterna del glomere, le api che erano al caldo, e che quindi non sono ancora intorpidite nei movimenti, raggiungono le scorte di miele, ne prendono un po’ e lo distribuiscono alle altre compagne unite in glomere. Grazie a questa botta di energia, le api possono continuare a generare il calore per scaldarsi. Come? Facendo vibrare il torace!

Ma il glomere, che varia di dimensioni e temperatura a seconda delle condizioni meteo esterne, non dura per forza tutto l’inverno. Nei giorni più miti, quando c’è un po’ di sole, le api adorano uscire all’aperto. Prendono un’po’ di aria fresca e fanno i cosiddetti “voli di purificazione” (i loro bisogni).

I voli di purificazione sono fondamentali non solo per la pulizia personale, ma anche per la salute dell’intera colonia. Durante questi voli, infatti, le api lasciano l’arnia per defecare, evitando così di contaminare l’ambiente interno.

Questa pratica previene l’accumulo di agenti patogeni all’interno dell’arnia e contribuisce significativamente alla prevenzione di malattie come il nosema – una condizione causata da funghi che infettano il tratto digestivo delle api.

Mantenendo pulita l’arnia e riducendo la diffusione di spore fungine attraverso i voli di purificazione, le api rafforzano così le difese della famiglia contro le infezioni.

Ecco le mie api mentre si godono un’a calda, anche se innevata, giornata di dicembre:

L’impatto del cambiamento climatico 

Il cambiamento climatico può causare temperature invernali più miti o più variabili, spingendo le api a uscire dal riposo prematuramente, mettendo così a rischio la loro sopravvivenza a causa della mancanza di fiori per il nutrimento.

Se vuoi approfondire questo argomento, ti consiglio di leggere i miei due articoli di approfondimento dedicati a questo tema: Cambiamenti climatici: gli effetti sui fiori e sulle api e Riscaldamento globale: gli effetti sulle api selvatiche.

L’invernamento delle api

All’arrivo dell’autunno, ogni anno gli apicoltori “invernano” le famiglie di api, per garantire che superino questo periodo in buona salute e siano pronte a riprendere le loro attività con l’arrivo della primavera.

Le sfide invernali per le api sono molteplici: la minaccia costante del parassita varroa, la scarsità di risorse alimentari, le temperature gelide, e il pericolo rappresentato di predatori che approfittano delle colonie indebolite.

Oltre ai trattamenti anti-varroa di cui ti ho parlato sopra, è essenziale verificare che le api abbiano a disposizione riserve di miele sufficienti. Quando le scorte scarseggiano, occorre interviene con supplementi, tipicamente sotto forma di panetti di zucchero. È importante anche garantire l’accesso a fonti di acqua non gelata, poiché, anche se in misura minore rispetto ai mesi estivi, il bisogno di acqua rimane vitale.

Nei climi più rigidi, è meglio isolare termicamente le arnie per proteggerle dalle temperature estreme, garantendo una corretta ventilazione per prevenire problemi di condensa, che possono portare a muffe e malattie.

Durante l’inverno, inoltre, controlli regolari in apiario permettono di verificareche le arnie siano prive di danni strutturali o che non siano state violate da predatori.

La differenza tra api invernali e api estive

Prima di concludere volevo raccontarti un’ultima curiosità…

Lo sapevi che le api invernali sono diverse da quelle estive? Sì, perchè le api estive hanno una durata di vita media che si aggira intorno alle 5-6 settimane. Quelle invernali, invece, possono vivere addirittura fino a sei mesi, e talvolta anche di più! Questo grazie ad uno speciale accumulo di riserva lipidica e proteica.

Note:

*Le strategie di sopravvivenza invernale delle api differiscono notevolmente tra regioni con climi diversi, con alcune che rimangono attive più a lungo e altre che entrano in uno stato di riposo profondo.

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