Le api nell'antico Egitto: tra mitologia, simbologia e curiosità

Le api nell’antico Egitto: tra mitologia, simbologia e curiosità

Gli antichi Egizi credevano che le api fossero state create da Ra, il dio del sole, e per questo motivo per loro erano creature molto speciali. Oggi voglio di raccontarti un po’ di curiosità sul ruolo delle api nei miti e nella simbologia dell’antico Egitto, e su quella che era l’apicoltura a quei tempi. Buona lettura!

Le api: un dono del dio egizio Ra

Nella mitologia dell’antico Egitto, il dio Ra – che solitamente viene raffigurato come un uomo dalla testa di falco con sopra un disco solare e un serpente – non solo è il dio del sole, ma anche colui che ha creato la terra, i mari e … le api!

Infatti, nel papiro Salt 825 un antico documento del 300 avanti Cristo che fa parte di una preziosa collezione di papiri conservata al British Museum – viene riportata così la storia della creazione dell’ape:

“Il dio Ra pianse e le lacrime dai suoi occhi caddero a terra e si trasformarono in un’ape. L’ape fece il favo e si occupò dei fiori di ogni pianta; e così fu fatta la cera e anche il miele dalle lacrime di Ra”

Scritto circa 2.300 anni fa, questo papiro è importante perché testimonia che gli antichi Egizi già conoscevano l’esisteva di un legame tra le api e le piane, e che il lavoro delle api sui fiori era necessario per la produzione del miele. Miele che, peraltro, nell’antico Egitto serviva per tantissimi utilizzi sia in cucina che in medicina, ma anche come offerta agli dèi e come bene per pagare merci e servizi.

Sapere che l’ape è stata un regalo di Ra, la dice lunga anche sul fatto di quanto fossero importanti le api per gli antichi Egizi. Infatti, anche se a differenza degli altri dèi Ra non aveva un santuario dedicato, lui era il dio più potente e più amato in tutto l’Egitto. Peraltro, un santuario in questo caso sarebbe stato superfluo! Ra lo si poteva ammirare ogni giorno al sorgere del sole dato che lui era il sole in persona.

Le api e gli altri dèi nella mitologia egizia

In realtà, Ra non è la più antica delle divinità egizie ad essere associata con le api. Anche altri dèi hanno un legame con queste creature e con il miele, e le loro mitologie sono antecedenti a quella di Ra.

Ad esempio, Neithhotep – la prima regina d’Egitto, considerata la madre di tutta la vita sulla terra, inclusi gli altri dèi e gli esseri umani – era rappresentata con un geroglifico raffigurate un’ape e il suo tempio a Sais era chiamato per-bit che, tradotto, significa “Casa dell’ape”.

Altri scritti riportano che Nut – dea del cielo e grande madre –ingoiava il sole ogni sera e lo partoriva ogni mattina” in un eterno ciclo di morte e rinascita, e per questo Nut viene associata a Ra. Si narra inoltre che Nut sia apparsa come un’ape

O Nut, sei apparsa come un’ape; tu hai potere sugli dèi, sui loro doppi, sulle loro eredità, sulle loro provviste e su tutti i loro averi. O Nut, fa’ che il re venga restaurato affinché egli possa vivere“.

Min, invece, nell’antico Egitto era considerato il dio della potenza sessuale maschile e della fertilità. Di conseguenza, dato che gli antichi Egizi consideravano il miele un afrodisiaco e credevano che aiutasse nella fecondazione, durante le cerimonie venivano fatte offerte a Min versando del miele denso sopra la sua statua.

Le api come simbolo all’epoca dei faraoni

Oltre ad essere associate a numerosi dèi, nell’antico Egitto le api venivano usate anche come simbolo per rappresentare il re. Infatti, dall’epoca della prima dinastia – anno 3.000 circa avanti Cristo – e forse anche prima, il simbolo dell’ape era utilizzato nei geroglifici come emblema del re del Basso Egitto. Questa associazione continuerà fino al periodo romano, quindi per circa quattromila anni!

Nei loro geroglifici, gli antichi Egizi disegnavano l’ape sempre di profilo, girata a destra oppure a sinistra (vedi figura in basso). Questo perché i geroglifici dell’antico Egitto possono essere letti sia da sinistra a destra, che da destra a sinistra. Il verso di lettura dipende da come sono orientati i volti delle persone e degli animali disegnati, e va sempre in direzione del volto.

Rappresentazioni di api nell'antico Egitto

Fig. 1: rappresentazioni di api nell’antico Egitto

Nei primi tempi, le api raffigurate di profilo nei geroglifici avevano (giustamente) tre zampe. Nelle dinastie successive e in epoca tolemaica invece, e non si sa come mai, le zampe disegnate sono quattro.

L’apicoltura nell’antico Egitto

L’Egitto è descritto nella Bibbia come una terra dove scorre latte e miele. Non sappiamo esattamente quando i suoi abitanti hanno iniziato ad allevare le api, ma la più antica testimonianza di apicoltura in Egitto la troviamo nel tempio Shesepibre – che tradotto significa “Delizia di Ra” – costruito durante il regno di Newoserre Any (2.474 – 2.444 avanti Cristo).

All’ingresso di questo tempio c’è quella che è stata chiamata la “camera delle stagioni”, perché i muri sono decorati con rilievi raffiguranti scene quotidiane che si svolgono nell’arco di tutto l’anno. In tutte le tavole appaiono anche raffigurazioni di attività stagionali di apicoltura e lavorazione del miele. Da qui, si deduce che già allora l’apicoltura era un’attività diffusamente praticata. 

L’apicoltura nell’antico Egitto non era solo un’attività importante e ben avviata, ma anche meticolosamente organizzata. C’erano gli apicoltori, i capi degli apicoltori, i raccoglitori di miele, i sigillatori dei barattoli del miele, e gli apicoltori addetti ai templi. Ovviamente c’erano anche i supervisori che dovevano rendere conto al visir il quale, a sua volta, faceva rapporto al faraone in persona.

Una testimonianza di questa organizzazione, ad esempio, la troviamo riportata sulla finta porta situata presso la tomba di Nykara – un ufficiale vissuto durante la quinta dinastia. Su questa porta, un elemento architettonico che fungeva da collegamento tra i vivi e i morti dovevenivano deposte le offerte per i defunti, si legge:

Il più grande di decine dell’Alto Egitto, scriba [sorvegliante di] due granai, sorvegliante di tutte le paludi, [sorvegliante di] ufficiali, sorvegliante di tutti i cacciatori, sorvegliante di tutti gli apicoltori, sorvegliante di tutti portatori di ombrelli, capo del granaio, sacerdote di Ra […]

Abbiamo anche conferma che nell’antico Egitto veniva praticato il nomadismo, che consiste nello spostare le api a seconda della disponibilità di fiori.  Infatti, risalgono al periodo in cui l’Egitto era governato da stranieri dei papiri rinvenuti che erao appartenenti ad un ufficiale greco di nome Zenon. In particolare, a Zenon, vissuto intorno al 250 avanti Cristo, era indirizzata questa lettera di richiesta di aiuto da parte degli apicoltori :

Ormai sono diciotto giorni che lavorano e le arnie sono state tenute nei campi, ed è ora di riportarle a casa e non abbiamo asini per riportarle indietro. Ora non è una piccola imposta quella che paghiamo al re […] Ti preghiamo dunque, se ti fa piacere, di inviarci i nostri asini, in modo che possiamo rimuoverle. E dopo averle tolte torneremo con gli asini quando ne avrai bisogno. Possa tu prosperare!“.  

Per allevare le api, gli antichi Egizi realizzavano dei grandi alveari cilindrici orizzontali in argilla cotta e paglia. Di questi alveari, che sono stati utilizzati in Egitto fino a pochi decenni fa, abbiamo una prima testimonianza negli scavi rinvenuti a Tel Rehov.

Un’altra curiosità interessante! Gli apicoltori dell’antico Egitto potrebbero aver anche accidentalmente scoperto la tecnica – seguita al giorno d’oggi da tutti gli apicoltori – dell’affumicare le api per calmarle. Infatti, un rilievo presso la tomba di Amenhotep riporta un rituale religioso in cui gli antichi Egizi usano dell’incenso come offerta alle api. Il fumo dell’incenso probabilmente calmava le api, e quindi dedussero che gli insetti apprezzassero il loro dono.

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Fonti:

The Tears of Re: Beekeeping in Ancient Egypt 

The Sacred Bee in Ancient Times and Folklore

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