Caccia: quando lo Stato calpesta i diritti e la sicurezza dei cittadini

Vivere in campagna, specie di questi tempi e con una pandemia in corso, è davvero una fortuna. Aria pulita, niente traffico, cibo fresco e genuino grazie a orto e frutteto, possibilità di ammirare gli animali nel loro habitat naturale insegnando ai bambini il rispetto per la biodiversità, spari e sangue… ah no, scusa, spari e sangue no.

Eppure sì, purtroppo per chi vive in campagna in questo periodo c’è il rovescio della medaglia. Un vero e proprio disagio che si è (letteralmente) costretti a subire per almeno tre mesi all’anno.

A cosa mi riferisco? Sto parlando dei cacciatori, individui autorizzati dalle regioni a invadere le proprietà private di poveri e onesti cittadini. Cacciatori che – in casa d’altri – spargono sangue, inquinano col piombo, danneggiano colture e proprietà privata, spaventano bambini e animali. Oltre, ovviamente, a distruggere l’ecosistema. Questo quando non sparano contro le persone e le case, o non mettono trappole nascoste praticando il bracconaggio.

Ovviamente, tutto questo è possibile a prescindere dal consenso dei residenti, che pagano le tasse ma che non sono liberi di decidere chi entra in casa loro e che cosa può fare.

Non bastasse, data la totale mancanza di controlli da parte delle autorità (almeno nella mia zona) questa gente fa letteralmente quello che gli pare, incurante delle – poche, non sufficienti e obsolete – regole relative a questa disgustosa e deplorevole “disciplina sportiva”.

La cosa veramente assurda è che le regioni si fanno pagare da questi individui per autorizzarli a sparare nelle case delle persone. Un paradosso ai limiti dell’incredibile. Davvero non capisco come sia possibile, nel 2020.

La legge sulla caccia: una legge fascista

In questo paese, infatti, a meno che il cittadino-proprietario non decida di recintare casa sua a proprie spese (un investimento che può essere significativo, e che non tutti possono permettersi), la legge prevede il libero ingresso dei cacciatori (e solo di essi) nella sua proprietà privata. Nel suo giardino, in pratica.

Quindi, questi individui, non bastasse l’autorizzazione a distruggere la biodiversità uccidendo quei pochi animali liberi ancora rimasti in natura, hanno più diritti del proprietario di casa.

Forse perchè la legge di riferimento (regio decreto 16 marzo 1942, n. 262) è frutto di un periodo (regime fascista) durante il quale vigeva l’incoraggiamento allo spirito bellico, spirito che dovrebbe permeare chiunque abbia in mano un’arma.

Una palese violazione del principio di uguaglianza delle persone – sancito dalla Costituzione – che dinnanzi alla legge dovrebbero godere degli stessi diritti (art. 3), e che dovrebbero vedere assicurato il loro diritto alla proprietà privata. Proprietà riconosciuta e garantita dalla Costituzione in maniera esclusiva, e temperabile solo per “motivi di carattere generale” (art. 42).

Il problema caccia per chi vive in campagna

E quindi, è che per tre mesi all’anno noi ci svegliamo all’alba a suon di fucilate provenienti da sotto casa, anziché ascoltando il meraviglioso canto degli uccellini.

I bambini in presenza dei cacciatori si spaventano sempre. Oltre a svegliarsi a suon di fucilate, devono assistere a scene cruente …

Che i bambini di chi vive in campagna piangono spaventati e gli anziani non riescono a riposare.

Che gli animali domestici vivono con il terrore negli occhi e sobbalzando ad ogni sparo (i miei gatti, ad esempio, si nascondono entrambi terrorizzati sotto il letto).

Che devo tenere le mie caprette legate anziché poterle lasciarle pascolare nel nostro prato, e che le mie galline e oche, invece di razzolare libere, sono rinchiuse nel pollaio.

Sono infatti passati meno di due anni da quando quattro delle mie povere galline sono state brutalmente squartate da cani di cacciatori di passaggio, in occasione di quella che queste “brave personcine” chiamano “battuta al cinghiale”.

Sì, perché oltre ai cacciatori, la campagna da settembre in poi si popola anche di cani inferociti, ululanti e senza museruola, che spuntano correndo liberi da ogni angolo, e che si infilano ovunque, addirittura in casa o sotto il portico.

Io adoro i cani, ma queste povere bestie sono allevate solo per la caccia da individui senza scrupoli. E quando non servono più spesso vengono uccisi o abbondonati. Vergognoso.

Ma ora veniamo all’argomento dell’articolo, i diritti negati dallo stato, dalle regioni e dalle province ai cittadini che vivono in aree rurali:

I diritti negati a chi vive in campagna

1)      Diritto alla sicurezza

Il diritto fondamentale alla sicurezza è totalmente ignorato. Chi risiede nelle campagne aperte alla caccia vive nella paura quotidiana di incidenti. Perché quando si parla di caccia nessuno è al sicuro, nemmeno gli “umani”.

Infatti quest’anno, solo nei primi 5 giorni di apertura alla stagione di caccia:

 

Vogliamo parlarne? In soli 5 giorni, già due vittime civili … e lo stato dov’è? Chi tutela il cittadino?

Se vuoi saperne di piu visita l’Associazione Vittime della caccia e LAC, Lega Abolizione Caccia

2)      Diritto alla libertà

Stando alla Costituzione italiana “La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria (art. 13).

Eppure, io e la mia famiglia, e tanti altri amici, da fine settembre a fine gennaio siamo costretti a rinchiuderci in casa, prigionieri nella paura che ci sparino.

3)      Diritto alla proprietà privata

Un grave diritto negato, come ho già anticipato, è quello alla proprietà privata, riconosciuta e garantita dalla Costituzione italiana. Assurdo.

Inoltre, non basta che siano autorizzati a girare liberamente nelle case d’altri. A casa mia, ad esempio, si permettono puntualmente di tagliuzzare siepi e arbusti per crearsi i loro sentierini, e le mie aiuole e il mio orto vengono regolarmente calpestati dai cani (e talvolta anche dai padroni), con irreparabili danni alle colture.

Insomma, una totale indifferenza e una assoluta mancanza di rispetto per l’ambiente e per le cose altrui.

Poi, ovviamente, ci sono anche la spazzatura e le cartucce che si lasciano dietro (queste ultime altamente tossiche perché contengono piombo), che sono all’ordine del giorno e che tocca a noi residenti raccogliere per ripulire l’ambiente.

4)      Diritto all’incolumità pubblica

L’Ordinanza sull’incolumità pubblica del 2013 prevede che “ai fini della prevenzione di danni o lesioni a persone, animali o cose – il proprietario e il detentore di un cane deve portare con sé una museruola, rigida o morbida, da applicare al cane in caso di rischio per l’incolumità di persone o animali o su richiesta delle autorità competenti”.

Ovviamente, anche qui i cacciatori sono esclusi dalle leggi in vigore, dato che i loro cani possono correre liberi e incustoditi per kilometri, con il padrone che spesso non è nemmeno presente quando arrecano danni ai poveri residenti, ai loro animali, alle loro cose.

La mancanza di tutela dei cittadini che subiscono la caccia

Le leggi sulla caccia e le distanze sia per l’attività venatoria in generale, sia per poter sparare vengono totalmente ignorate. Da me, ad esempio, è normale che sparino a meno di 10 metri dalla casa (poi scappano e si nascondono), incluso in direzione della casa. E se mi lamento mi insultano.

I controlli previsti per l’attività venatoria vengono totalmente ignorati. Mai visto nessuno controllare dalle mie parti. Mai. Una volta ho provato a chiamare i carabinieri, e dopo 20 minuti di squilli a vuoto mi hanno risposto e non sono mai nemmeno venuti a vedere. Abbandonati fino in fondo.

Nessun rispetto da parte dei cacciatori delle distanze e assenza di controlli da parte delle forze dell’ordine!

Non so, forse sarebbe ora che chi vive e ama la campagna si faccia sentire. E forse sarebbe ora di rivedere una legge totalmente anticostituzionale. Perchè i diritti e la sicurezza dei cittadini devono venire per primi. Prima delle lobby.

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