La figura di Sant'Ambrogio - il protettore delle api e dei milanesi - tra storia, leggenda e legami con la cultura meneghina.

Sant’Ambrogio: protettore delle api e dei lavoratori milanesi

Nel cuore della tradizione milanese e della storia cristiana, Sant’Ambrogio emerge come una figura emblematica non solo per la sua importanza religiosa e storica, ma anche per il suo singolare legame con il mondo delle api.

Oggi, voglio raccontarti la vita di questo grande santo che si festeggia il 7 dicembre, le leggende che lo circondano, e il suo ruolo come patrono protettore di Milano e delle api.

Chi era Sant’Ambrogio

Nato a Treviri, in Gallia, intorno al 340 d.C., Aurelio Ambrogio era figlio del Prefetto del pretorio delle Gallie.

La sua carriera iniziò a Milano, allora cuore pulsante dell’Impero, come Console dell’Italia Annonaria per la provincia romana Aemilia et Liguria.

In questo ruolo, Ambrogio si distinse per le sue straordinarie capacità diplomatiche, riuscendo a mediare abilmente tra le fazioni religiose dell’epoca.

Infatti, con saggezza e tatto riuscì a colmare le divergenze tra ariani e cattolici, guadagnandosi il rispetto e l’ammirazione di entrambe le parti.

Perché Sant’Ambrogio è il patrono delle api?

Una delle più affascinanti leggende legate a Sant’Ambrogio, tramandata oralmente nei secoli, narra di un evento miracoloso avvenuto durante la sua infanzia.

Mentre il piccolo Ambrogio dormiva tranquillamente nella culla, si dice che uno sciame di api si posò delicatamente su di lui.

Il bambino, anziché spaventarsi, rimase placido, come incantato dal ronzio melodioso degli insetti. Le api iniziarono così ad introdursi lentamente nella sua bocca e, dopo aver donato il loro miele alle sue labbra, spiccarono il volo verso il cielo, senza arrecargli alcun danno.

In tempi antichi, le api erano considerate il collegamento tra il cielo e la terra. Questo straordinario evento fu quindi interpretato come un segno divino, un presagio di quel futuro straordinario che lo vide diventare un influente governatore, vescovo, scrittore e protettore dei più deboli.

Sant’Ambrogio e la lingua del miele

Sant’Ambrogio, già legato simbolicamente alle api, era rinomato per l’ineffabile dolcezza delle sue parole, tanto che si diceva parlasse con “la lingua del miele”.

Questa espressione non solo enfatizzava la sua eccezionale eloquenza, ma anche la sua capacità di alleviare le sofferenze altrui con parole semplici, ma cariche di conforto.

Il riferimento al miele, da sempre considerato un rimedio naturale per molte malattie e problemi, sottolineava un duplice aspetto: da un lato, l’efficacia curativa delle parole di Sant’Ambrogio e, dall’altro, la dolcezza del suo discorso, simboleggiata dal miele donatogli dalle api.

Sant’Ambrogio, l’amato vescovo e patrono di Milano

Nel 374, la città di Milano fu scossa da una disputa per l’elezione del nuovo Vescovo. In quei giorni di tensione tra ariani e cattolici, Ambrogio si presentò davanti al popolo per placare gli animi e promuovere un dialogo costruttivo. Ma il destino aveva in serbo per lui un ruolo ancora più significativo.

Mentre si adoperava per calmare la folla, una voce improvvisa tra la gente esclamò “Ambrogio vescovo!”. Quel grido spontaneo trovò immediato consenso, e presto tutti i presenti, sia cattolici che ariani, si unirono in un coro unanime: “Ambrogio vescovo! Ambrogio vescovo! Ambrogio vescovo!”.

Ambrogio, tuttavia, non era un uomo di chiesa e non aspirava a diventare Vescovo. Pensa che non era nemmeno battezzato. Così, riluttante ad accettare l’incarico, tentò in tutti i modi di eluderlo, arrivando persino a mettere in dubbio la sua reputazione.

Alla fine, scelse di fuggire, ma il suo tentativo fu vano. Ritrovato e riportato a Milano, la popolazione chiese l’intervento dell’Imperatore Valentiniano I, al quale Ambrogio era sottoposto.

Fu in quel momento che Ambrogio accettò l’incarico, interpretandolo come volontà divina, e decise di ricevere il battesimo.

Il 7 dicembre 374, Ambrogio fu proclamato Vescovo e da allora adottò uno stile di vita ascetico, donando tutti i suoi beni ai poveri. La sua celebre frase “Se la Chiesa ha dell’oro non è per custodirlo, ma per donarlo a chi ne ha bisogno” è rimasta impressa nella storia.

La provvidenza aveva scelto quell’uomo umile per guidare una delle più grandi comunità d’Occidente e lui lo fece con la stessa saggezza e compassione che lo avevano sempre contraddistinto.

Dopo la sua morte, fu proclamato santo protettore di Milano e della Lombardia e ogni anno, il 7 dicembre, i milanesi e gli apicoltori celebrano Sant’Ambrogio come loro patrono.

Il murale di Milano dedicato a Sant’Ambrogio apicoltore 

Con un murale realizzato dall’artista Igor Scalisi Palminteri, la città di Milano ha reso omaggio al suo amato patrono rappresentandolo in una veste inaspettata: quella di un apicoltore dei nostri giorni.  

Inaugurato il 4 dicembre 2020 su un palazzo di via XXII Marzo, questo imponente dipinto celebra il profondo legame del santo con le api e gli apicoltori, simboleggiando al contempo l’instancabile operosità e lo spirito di sacrificio che caratterizzano i milanesi.

La figura del santo, raffigurato con tuta e casco da apicoltore, sembra vegliare sui cittadini di Milano, ricordando loro il valore del lavoro e della cura per l’ambiente.

Il murale, infatti, non è solo un tributo a Sant’Ambrogio, ma anche un monito sull’importanza di prendersi cura del nostro pianeta e delle sue creature, in particolare delle api, custodi essenziali della biodiversità e degli equilibri in Natura.

Ai piedi del santo, una scritta evocativa: “Vivete bene e muterete i tempi”. Queste parole, attribuite a Sant’Ambrogio, risuonano come un invito, promettendo un futuro migliore attraverso le nostre azioni quotidiane.

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