Da sempre, la biodiversità rappresenta un patrimonio irrinunciabile dell’Italia.
Le foreste, i prati, i monti e le zone umide sono luoghi di vita, ricchi di meraviglia e di complessità. In questi luoghi vivono lupi, orsi, cervi, volpi, uccelli, cinghiali, caprioli, e tanti altri animali selvatici che fanno parte di un equilibrio delicato.
Eppure, ogni anno, questo patrimonio viene violato da un’attività che ha perso ogni giustificazione: la caccia.
In questi giorni, un gruppo di storiche associazioni italiane – Animalisti Italiani, ENPA, LAC, LAV, LNDC, OIPA, – ha lanciato “STOP CACCIA!”, una proposta di legge di iniziativa popolare per abolire definitivamente la caccia in Italia, e per rafforzare la protezione delle specie selvatiche.
Da cittadina, da amante della Natura, da redattore di questo sito, sento il dovere di sostenere questa iniziativa. Non è solo una battaglia per gli animali, è una battaglia per la civiltà.
La caccia nel XXI secolo: un’anacronismo che fa male a tutti
Non esiste più alcuna ragione, né alimentare né di sopravvivenza, per giustificare la caccia ricreativa. Eppure, decine di migliaia di cacciatori ogni anno sparano nei nostri boschi e nelle nostre campagne, per uccidere animali selvatici, spesso con la motivazione vaga e inquietante del divertimento o dello sport (quando non per rivendere le prede sul mercato nero).
La crudeltà non è uno sport
Per chi non lo sapesse, l’attività della caccia avviene in modo estremamente crudele: gli animali vengono a lungo inseguiti con i cani per poi essere, quando stremati e terrorizzati, accerchiati e finiti. Lo dico da residente in zona di caccia, costretta ad assistere a questo orrore per tre mesi all’anno.
Per non parlare del bracconaggio, ancora troppo diffuso, che utilizza trappole illegali e mezzi atroci, causando sofferenze indicibili e morte lenta.
Natura per tutti, non per pochi: turismo e diritto alla sicurezza
A farne le spese non sono solo gli animali. Ogni stagione venatoria porta con sé un macabro bollettino: incidenti mortali o gravi che colpiscono anche cittadini innocenti, escursionisti, ciclisti, raccoglitori di funghi, animali domestici. Le stime più recenti parlano di decine di morti e feriti ogni anno, anche tra i minori.
La presenza di armi da fuoco in ambienti naturali frequentati da tutti – famiglie, studenti, turisti – rappresenta un grave rischio per la sicurezza pubblica, una minaccia sottovalutata che trasforma il diritto di vivere e godere del paesaggio in una roulette russa.
Proprietà privata sotto tiro
C’è infine anche un altro diritto che viene sistematicamente violato quando si tratta di caccia: il diritto alla proprietà privata.
La proprietà privata, garantita dalla Costituzione come diritto fondamentale, passa improvvisamente in secondo piano quando entra in gioco la caccia.
Chi, come me, vive in campagna o in aree rurali si ritrova, suo malgrado, a dover convivere con spari all’alba, cani vaganti e la presenza di sconosciuti armati a pochi metri da casa, grazie ad una classe politica che tutela più chi impugna un fucile che chi possiede un terreno (e paga tasse molto più elevate di uno stupido tesserino).
È vero che sulla carta esiste una procedura per escludere i propri terreni dall’attività venatoria, ma nella pratica è una strada impercorribile: complicata, poco pubblicizzata, e spesso ostacolata da regolamenti regionali o interessi locali.
Non è solo una questione di disagio o principio, ma di sicurezza personale, di serenità quotidiana e di legittimo controllo su ciò che accade nella propria proprietà. È ora di rimettere al centro il diritto di chi la terra la vive davvero, tutti i giorni, e non solo per qualche weekend con il fucile in spalla.
Perché proprio adesso: la riforma inaccettabile
Questa iniziativa di mobilitazione di massa popolare arriva in un momento particolarmente delicato. Proprio in questi giorni, infatti, il Parlamento si prepara a discutere un disegno di legge sostenuto dai partiti di maggioranza che rappresenta un brutale attacco alla Natura.
Il testo, tra le altre cose, prevede l’allungamento della stagione venatoria anche durante la migrazione degli uccelli, la cattura di animali per richiami vivi, la caccia nelle aree demaniali, lo svilimento dei pareri scientifici dell’ISPRA e un aumento generale del rischio per le persone.
Un provvedimento impopolare, concepito su misura per il mondo venatorio, che tradisce sia lo spirito della Costituzione italiana sia le normative europee.
Dalla parte della biodiversità, come ci chiede la Costituzione
Nel 2022 l’articolo 9 della Costituzione italiana è stato modificato per includere esplicitamente la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi “anche nell’interesse delle future generazioni”.
Questo significa che la protezione degli animali selvatici non è più solo una scelta etica e morale: è un dovere costituzionale.
La proposta di STOP CACCIA! è fondata su questo principio, e lo amplia attraverso riferimenti solidi al diritto europeo (articolo 13 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea) e alle direttive in materia di conservazione (Direttive 2009/147/CE e 92/43/CEE).
Non si tratta quindi di un’iniziativa emotiva o improvvisata, ma di un testo giuridicamente fondato, coerente con gli obblighi internazionali e con una visione moderna della gestione ambientale.
Tutela integrale e convivenza pacifica
Uno dei capisaldi della proposta STOP CACCIA! è il superamento del paradigma della gestione tramite abbattimento. Laddove esistano conflitti con l’agricoltura o pericoli per l’uomo, la legge propone metodi non cruenti e scientificamente validati, sotto la responsabilità delle autorità pubbliche.
Inoltre, si introduce un regime speciale di protezione del lupo e dell’orso, due specie simbolo del nostro patrimonio faunistico, oggi spesso bersaglio di campagne mediatiche che li dipingono come pericoli generalizzati, ignorando dati scientifici e buone pratiche di convivenza.
A proposito! Qui puoi ammirare un lupo che gira spesso nella mia proprietà e che ho ripreso più volte grazie alla fototrappola:
Qui, invece, ci sono altri abitanti del mio giardino:
Una battaglia di civiltà che può (e deve) coinvolgere tutti
Firmare la proposta di legge STOP CACCIA! non è solo un atto politico. È un gesto di responsabilità, di amore per la Natura, di rispetto per la vita. È un modo per dire che non vogliamo più convivere con la violenza legale della caccia, con i fucili nei boschi, con gli spari all’alba.
Chi ama la Natura, non la distrugge.
Chi crede nel futuro, difende chi non ha voce.
Chi sogna un’Italia più giusta, la costruisce, anche con una firma.
Come firmare STOP CACCIA!
Ti basteranno pochi minuti per fare la differenza. Se condividi l’idea che la Natura vada rispettata e che la caccia sia un retaggio da superare, puoi agire subito.
Vai sulla piattaforma pubblica del Ministero della Giustizia e segui le istruzioni: https://bit.ly/firma-stop-caccia
Sulla stessa pagina puoi anche leggere il testo completo della proposta di legge con tutte le motivazioni e vedere quante (tantissime!) firme sono già state raccolte.
Copywriter ed esperta in comunicazione e marketing digitale. Per professione sono curiosa e appassionata di tutto quanto riguarda l’innovazione tecnologica, nel tempo libero invece mi dedico all’apicoltura e alla vita di campagna.