In un’epoca in cui le tematiche ecologiche guadagnano finalmente un posto centrale nel dibattito pubblico, il progetto “Api, Orti e Verde Urbano” emerge come una fonte preziosa di informazioni sulla salute delle nostre città.
Avviato nel 2017 grazie all’iniziativa di Conapi, Consorzio Nazionale Apicoltori, e realizzato in sinergia con l’Alma Mater Studiorum di Bologna e diverse associazioni locali, questo studio si è avvalso di un esercito di piccole ma potenti sentinelle ambientali: le api.
Sette anni di biomonitoraggio meticoloso hanno permesso di raccogliere dati importanti riguardo alla qualità dell’ambiente in sei contesti urbani italiani (Torino, Milano, Bologna, Faenza, Roma e Bari).
L’obiettivo era monitorare la diffusione di pesticidi e metalli pesanti attraverso l’analisi di campioni prelevati dalle api bottinatrici e dal miele.
I risultati dell’indagine
I dati emersi nel 2023 – presentati il 25 marzo in occasione del convegno “Il Pianeta, gli Insetti e Noi” – evidenziano una crescita allarmante della presenza di pesticidi, con il 54,5% dei campioni che mostrano tracce di ben sette pesticidi diversi. Un netto aumento rispetto al 20,8% del precedente anno, che evidenziava la sola presenza di glifosate.
Tra i pesticidi identificati figurano glifosate, spirotetramat, cipermetrina, deltametrina, fipronil, amitraz e piperonil butossido.
Questi composti chimici, utilizzati per il controllo dei parassiti in agricoltura e nelle aree urbane, rappresentano una minaccia diretta non solo per le api, ma per l’intero ecosistema urbano.
La concentrazione più alta di questi inquinanti è stata registrata in città quali Milano, Bologna, Faenza, Roma e Bari, sottolineando la necessità di rivedere e aggiornare le modalità di cura e gestione degli spazi verdi e delle aree coltivate.
Parallelamente, il monitoraggio dei metalli pesanti ha fornito un quadro meno grave, ma comunque preoccupante.
Complessivamente, dal 2017 al 2023, i campioni hanno mostrato che le percentuali di metalli pesanti con valori inferiori alla soglia di riferimento e quelli che la superavano si attestano intorno al 34%, mentre circa il 31% dei valori sono in una fascia intermedia.
I metalli più frequentemente rilevati sono stati rame, piombo, cromo, ferro e nichel.
Tuttavia, nel 2020, durante le restrizioni legate alla pandemia di Covid-19, si è osservato il livello più basso di presenza di metalli pesanti, con un calo significativo a solo il 14% di valori anomali.
Questo evidenzia come le modifiche nelle attività umane possano influenzare direttamente la qualità dell’ambiente in cui viviamo.
Un invito all’azione
Le api, con il loro silenzioso ma fondamentale lavoro di monitoraggio, ci svelano una realtà che non possiamo più ignorare.
Proteggere questi vitali impollinatori e, di conseguenza, i delicati ecosistemi urbani in cui viviamo non è soltanto un dovere morale, ma una necessità improrogabile per preservare la qualità della vita umana e la biodiversità che ci circonda.
È tempo di riconsiderare le nostre pratiche, sia a livello individuale che collettivo, per garantire un futuro più verde e sostenibile. Le api hanno fatto la loro parte, ora tocca a noi.
Copywriter ed esperta in comunicazione e marketing digitale. Per professione sono curiosa e appassionata di tutto quanto riguarda l’innovazione tecnologica, nel tempo libero invece mi dedico all’apicoltura e alla vita di campagna.